“L'Olocausto
è una pagina del libro dell'Umanità da cui non dovremo mai togliere
il
segnalibro della memoria.”
(Primo
Levi)
Che
cosa è “memoria”? In quali, e quanti, modi differenti, si può
fare, memoria, renderla visibile?
La
memoria dell'umanità, la storia degli altri intrecciata con la
nostra stessa storia, si fonda su qualcosa di delicato e, al tempo
stesso potentissimo: una traccia visibile.
Lasciare
un segno, scrivere un nome, delineare una forma, significa fare
memoria.
Non
v'è memoria, se non condivisa da almeno due sguardi differenti. Ma
come si può restituire visivamente, allo sguardo collettivo, memorie
d'altri, intessute dell'ordito, così differente, della nostra stessa
memoria?
Ognuna
di noi si è posta queste domande, attraversando con lo sguardo le
pagine scritte dal poeta Miklòs Radnòti, incontrandovi parole
resistenti, paladine della memoria.
Versi
che, scritti in un preciso momento storico, ci parlano in realtà del
tentativo di sovvertire un destino avverso comune a moltissimi
orizzonti umani. Ci raccontano la volontà di un nostro simile nel
non piegarsi alla crudeltà e, attraverso i territori freddi della
prigionia, del dolore, dell'insensatezza, ci accompagnano verso un
luogo altro, nel quale la bellezza è una chiave in grado di aprire
l'anima, alleggerire i pensieri e rendere vive le emozioni,
felicemente rannicchiate nella vicinanza fisica con le persone amate.
Abbiamo
scelto il dialogo con la poesia di Miklòs Radnòti precisamente per
questo motivo: essa comunica, in ogni segno e accento, il valore
universale della memoria come strumento di resilienza.
La
forza di questo poeta ungherese vive nel comporre versi, nel
mantenere il filo indissolubile che lo lega alla sua natura
sensibile, nonostante una realtà fatta di umiliazioni e patimenti
nel lager, un destino di lavori forzati, marce – aberrazioni che
solo la guerra è capace di infliggere. - nonostante una fine
disumana, gettato in una fossa comune insieme al taccuino con le sue
poesie.
I
suoi versi sono un antidoto contro un mondo che si “vermifica”.
La sua matita è un'arma contro i fascisti ungheresi, uomini della
sua stessa patria che hanno rinnegato ogni valore di umanità. La sua
fantasia è uno strumento di sopravvivenza, una ricchezza interiore
nella quale divengono visibili paesaggi carichi di colori e popolati
di speranza, dove il ricordo dell’amata moglie Fanni e del tempo
trascorso insieme alleviano le sofferenze.
Attraverso
il tempo, Radnòti ci parla.
Quest’uomo,
ucciso a trentacinque anni da mano vigliacca, non è una voce del
passato, è un uomo del nostro tempo. La sua azione poetica, la sua
testimonianza, che giunge fino a noi in tutta la sua potenza è un
importante esempio di resistenza anche per il qui ed ora, che ci vede
ancora sospettosi verso i nostri fratelli, spietati verso i deboli,
incuranti nella nostra quotidianità greve della minaccia di
genocidi, guerre, persecuzioni etniche, politiche,religiose.
Come
Radnòti, anche il nostro Collettivo non vuole cedere al senso di
desolata tristezza che ci pervade, quando constatiamo come il
sacrificio di tutte le persone uccise a causa di conflitti e
iniquità, non sia stato e non sia tuttora, un esempio per evitare di
commettere gli stessi errori.
Abbiamo
voluto rendere omaggio e fare nostra la scintilla di resistenza alla
disgregazione e all'impotenza, che sembra pervadere il nostro tempo.
Tradurre
le sue poesie in immagini, stenderle su fili tirati di una semplice
cornice - che ha come confine il perimetro ma che è libera al suo
interno, senza fondo e vetro a protezione - vuole essere una metafora
del portare alla luce non solo i versi di Radnòti, ma anche la
sensibilità che tutti noi come esseri umani siamo chiamati ad avere,
il rispetto della vita, della diversità e soprattutto dell’infanzia
che più di tutti è traumatizzata dalle violenze che i conflitti
ciechi portano a compimento.
Nella
giornata della memoria, il Collettivo vuole ricordarsi, e ricordare,
che la vita, la bellezza, l'umanità e la potenzialità di
trasformazione sono in ciascuno di noi e abbiamo il dovere di
utilizzarle per costruire, non per distruggere.
Vogliamo
testimoniare, attraverso le immagini, il valore del ricordo, non
lasciato all'oblio come cosa appartenuta al passato, bensì fatto
nostro, portato nel quotidiano.
Vogliamo
rendere la memoria di ciò che è stato per altri una solida radice,
in grado di nutrire il nostro il presente e far crescere il futuro di
coloro che verranno.
Attraverso
la condivisione della forza di questo poeta, vogliamo mantenere il
legame con una memoria che è anche nostra.
Con
il suo nome proprio, Miklòs Radnòti, che diventa un nome
collettivo.
“…Riflettici!
Se ti ribelli in futuro
sarai
celebrato da uomini di nuove epoche
che
testimonieranno con fede trepidante la tua vita;
testimonieranno
trasmettendo al figlio
il
tuo ricordo come esempio, per farne un albero forte
sul
quale l’allievo più debole si potrà arrampicare.”
(
Miklòs Radnòti, Sul passaporto di un contemporaneo)
Miklòs e Fanni |