mercoledì 17 aprile 2013

Le ricette del Collettivo: "Tapas Eroticas"

[di Estella Guerrera]

Una ricetta afrodisiaca per un aperitivo poetico?

Le "Tapas Eroticas" del Collettivo Nie Wiem


Ingredienti per 10 illustratrici: 
20 "Odas Elementales" di Pablo Neruda, ai gusti di:
Pane
Uccelli
Olio
Prugna
Mais
Patata
Cipolla
Cocomero
Ape
Arancia
Limone
Cactus
Carciofo
Castagna
Vino
Mela
Aroma di lei
Zuppa di grongo
Mare

Occorrente: 
Per questa preparazione, potete utilizzare materiali artistici a piacimento. Parimenti libera la scelta del formato e della cornice, che dovrà però essere dorata.
La versione della ricetta di seguito illustrata è quella di Estella, ma ne esistono almeno altre nove varianti.

Difficoltà: alterne.

Preparazione:
Scegliete due testi poetici dalle "Odas Elementales" di  Neruda.


Rileggete più volte le Odas da voi scelte.
Leggetene anche altre, secondo una sequenza casuale.
Tornate poi alle vostre Odas.
Setacciate le parole del Poeta attraverso un velo di erotismo e sensualità, lasciando sedimentare le immagini che via via emergono. 
Cercate suggestioni letterarie e visive in campi differenti, dalla biologia all'arte, passando per l'etnopsichiatria e le scienze agrarie.


Osservate le cose tutt'intorno, guardatevi nude allo specchio, dialogate con l'elemento protagonista dell'Oda scelta (può essere utile, ad esempio, acquistare un cocomero e tenerlo per alcuni giorni con sé, facendolo sentire di casa).
Rimuginate sulle parole e le  immagini in diversi momenti della giornata, durante le attività quotidiane; non importa se ciò sembra inopportuno e riduce la vostra capacità di interagire normalmente in un dialogo.
Con una matita, fissate via via le immagini maggiormente consistenti su un pezzo di carta (meglio se inserito in un quaderno, per evitare di perderlo e dover ricominciare tutto da capo);  lasciate quindi riposare in luogo fresco e asciutto.
Ripetete l'operazione più volte, filtrando le immagini, fino ad ottenerne una più densa e carnale.


A questo punto, disponete sul piano di lavoro un supporto (es. un foglio di carta) e tutti gli strumenti a voi necessari. Mescolate i neuroni con l'acqua, il colore, le polveri, i ritagli, le mine colorate, la grafite, eccetera, raccogliendo l'immagine che emerge sul foglio.


La preparazione della ricetta può essere anche realizzata in piccolo gruppo, per condividere tutte le emozioni, le difficoltà e le soddisfazioni del procedimento.


Per eseguire la ricetta ad arte è necessaria una certa dimestichezza di base, pertanto non preoccupatevi se i primi tentativi di Tapas saranno cosparsi di macchie indelebili e insensate.
Prima o poi, l'immagine emergerà, in tutta la sua perfezione... (oppure, la scadenza per la consegna imporrà una conclusione inevitabile ai ritocchi e ripensamenti.)


Terminata la preparazione delle illustrazioni, lasciatele lievitare al buio per un paio di giorni, quindi estraetele e riguardatele da ogni possibile angolazione e distanza.


Se vi soddisfano ancora, disponetele con cura in una cornice dorata, di foggia possibilmente elaborata (meglio se di fattura artigianale).


Disponete  quindi della plastica a bolle su un piano pulito, ponete ciascuna cornice al centro e ripiegate i bordi verso l’interno, formando una busta.


Se siete particolarmente paranoici (o se dovete spedirle con le Poste Italiane), avvolgete la plastica in altri otto o nove strati di imballaggio, chiusi una cassa di legno con fagiolini di polistirolo e cornetti scaramantici, per evitare danneggiamenti del pacco.

Presentazione: 
Estraete le cornici dagli imballaggi, dispiegatele una accanto all'altra su un piano d'appoggio, facendo in modo che siano equilibrate tra loro per forma, colore, impatto visivo.
Procuratevi un assistente gentile e volenteroso (possibilmente che non soffra di vertigini), che si arrampichi al posto vostro su una scala da pompiere da 10 metri, per fissare  alle pareti i teli bianchi sui quali andranno posizionate le cornici.
Disponete le cornici in verticale sui teli, agganciate a catenelle dorate. Potete lasciarle leggermente storte, per dare maggiore pathos alla composizione.
Assicuratevi che i faretti alogeni siano funzionanti e perfettamente posizionatiIn caso contrario, auguratevi di riuscire a trovarne uno funzionante prima di servire le Tapas.
Lasciate la composizione a riposo per una nottata, o fino al momento del vernissage.
Servite le Tapas a temperatura ambiente, guarnite con il nome delle illustratrici e i titoli.



Per accompagnare:
Scegliete uno spumante dal colore giallo paglierino intenso, con un perlage fine e persistente, coronato da una bella spuma. Abbinatelo a stuzzichini in abbondante quantità.
Per gustare appieno le Tapas, è inoltre fondamentale il sostegno di molte persone amiche e la condivisione durante un evento mondano. 

Varianti:
Potete arricchire le Tapas, aggiungendo altre Odas alla presentazione e coinvolgendo illustratori nella realizzazione della ricetta.

***

Le Tapas Eroticas sono state servite in anteprima dal 27 marzo al 5 aprile 2013 a Bologna, presso il locale "La Scuderia", all'interno dell'iniziativa "Mercolady da Betty&Bookse con il supporto di Bentivoglio Club
Il Collettivo ringrazia gli organizzatori per aver reso possibile l'allestimento.

Vogliamo inoltre ringraziare tutti coloro che hanno partecipato all'evento, assaggiando le nostre Tapas e facendoci dono della loro presenza, delle impressioni, emozioni e suggestioni.

Ecco alcune foto del vernissage il 27 marzo:









Grazie e...
alla prossima degustazione di "Tapas Eroticas"!!!

mercoledì 3 aprile 2013

Welcome to Warsaw

[di Roberta Milanesi]

Da Wikipedia: Varsavia in polacco Warszawa è la capitale della Polonia, e la più grande città del paese, situata nella parte centro-orientale della Polonia nella regione di Masovia, sul fiume Vistola.

 

Quella di Varsavia non è stata una ‘trasferta’ qualunque.
Non una tappa del tour Omaggio a Wislawa Szymborska – mostra collettiva di illustrazione, ma qualcosa di più, per il luogo, l’importanza, e un certo sapore di ‘traguardo’.
Intendiamoci subito: non è montarsi la testa, ma solo sentirsi tanto emozionate per il valore, l’importanza, la solennità che sono stati dati all’evento.
Nessuna esposizione è stata inferiore ad un’altra, dalla prima di Crema,
passando per la notte bianca di Venezia, per giungere al mare di libri riminese e alla libreria Io Book fresca ,vivace e musicata di Senigallia, fino a giungere a Macerata, nel clima caldo e creativo dell’estate marchigiana, e dentro l’autunno piovoso torinese, in casa polacca, al Polski Kot – E il Natale allo spazio libri laboratorio la cornice di Cantù per non dimenticare niente e nessuno – , Varsavia è stata però davvero speciale per diverse ragioni, che vado subito a raccontare.




A Varsavia siamo state invitate. Non appena abbiamo preso i contatti e raccontato l’iniziativa culturale che desideravamo divulgare, l’Istituto Italiano di Cultura polacco ha espresso subito interesse e curiosità. Coltivati i rapporti, tenuti stretti gli scambi, fitti di mail, per comunicare e organizzare l’evento, è stato quasi naturale essere lì, ospiti in occasione della giornata nazionale della poesia, anzi costituire un pre-evento, l’apripista a serate di letture e omaggi al premio nobel polacco femminile, la nostra amata poetessa Wislawa.

A Varsavia abbiamo trovato un ambiente professionale e disponibile nel gestire l’evento: l’allestimento della sala espositiva, il catalogo bilingue, le presentazioni ufficiali e le personalità che ci hanno accolto con entusiasmo. Nonché un discreto pubblico, entusiasta di ammirare i nostri omaggi illustrati.


Ingresso istituto di cultura

Primi visitatori





Da Wikipedia: Il clima di Varsavia è di tipo Dfb nella classificazione di Köppen del clima continentale. Le caratteristiche del clima di Varsavia sono abbastanza uniformi, …… La media annuale della temperatura è di 7,8 °C con un massimo in luglio (18,0 °C) e minimo in gennaio (-3,3 °C), quindi in inverno la temperatura può scendere fino a -20° …... Varsavia è spesso sotto l'influenza di masse d'aria polari provenienti dal mar Baltico (circa il 60% dei giorni all'anno), e quelle polari continentali (circa il 30% dei giorni all'anno).

 
Detto in soldoni a Varsavia si gelava.
Decise le partenze delle rappresentanti ufficiali del collettivo, io – Roberta – e Cristina, abbiamo approfondito studi sulla meteorologia mai affrontati in precedenza, seguiti da lunghe telefonate per cosa e come infilare maglioni enormi dentro il bagaglio a mano.
…dopodiché, pronte per volare destinazione Varsavia.
 

Da Wikipedia: Nel XVIII e XIX secolo Varsavia era conosciuta con il nome di "Parigi del nord", per i suoi ampi viali alberati e la struttura architettonica classicheggiante e di ampio respiro. Tuttavia, durante la seconda guerra mondiale la città venne quasi completamente distrutta e la successiva ricostruzione ne cambiò sensibilmente il carattere e l'assetto urbanistico.
Nonostante la ricostruzione dei maggiori monumenti e parchi storici, riportati al loro antico splendore, l'aspetto di Varsavia venne caratterizzato indelebilmente dall'architettura del realismo socialista, come emerge da uno dei nuovi simboli della città e principale punto di riferimento spaziale, il Palazzo della Cultura e della Scienza, esempio di architettura real-socialista monumentale.
Questo enorme edificio, eretto negli anni 1952-1955, situato accanto alla stazione centrale, occupa quello che attualmente è il centro commerciale, finanziario e economico di Varsavia.




 
Ospitate nel prestigioso hotel proprio di fronte il suddetto Palazzo della Scienza, io e Cristina, mappa alla mano, abbiamo cercato di ambientarci il prima possibile, per approfittare del poco tempo a disposizione e in modo da godere un po’, oltreché della gloria del Collettivo, anche della città, freddo permettendo.
Un giro nel ricostruito centro storico, accompagnate da un povero sole infreddolito, un thè bollente e pasticcini calorici, per contrastare la rigida temperatura: - 7°/- 10°.




Il giorno successivo, complice la suggestione della neve, abbiamo visitato il famoso ghetto, protagonista di pagine nere della storia di cui si coglie ancora l’amaro sapore, il degrado e le difficoltà in cui sono state costrette a vivere migliaia di persone, malgrado oggi tutt’intorno, in mezzo e dentro, spuntino grattacieli, con funzione di uffici e centri commerciali, quasi con il mascherato tentativo di cancellare o depistare tracce storiche dolorose e angoscianti.





 
Da Wikipedia: Il ghetto di Varsavia occupava uno spazio di quattro chilometri di lunghezza e circa due e mezzo di larghezza, esso comprendeva, oltre l'antico ghetto medievale, le vie del rione industriale e l'autostrada per Berlino e per Poznań lo attraversava dividendolo in due parti, il ghetto grande ed il ghetto piccolo. Nell'ottobre del 1939, dopo la fine della campagna di Polonia, le autorità tedesche censirono la popolazione ebraica della capitale, quantificandola in 359.827 persone, a cui se ne aggiunsero circa altre 150.000 trasferiti dalla provincia; il ghetto fu istituito nell'estate del 1940 come campo di quarantena e successivamente, con un'ordinanza emanata il 2 novembre dal governatore del distretto di Varsavia Ludwig Fischer, venne motivata la sua creazione al fine di evitare il pericolo di epidemie e la cifra di 500.000 persone residenti al suo interno costituiva circa la metà dell'intera popolazione della città, mentre la sua superficie equivaleva a circa un ventesimo dell'intero territorio metropolitano.
Al momento della sua creazione il ghetto disponeva di 14 accessi e la circolazione tra la zona ebraica ed il resto della città, seppure non libera, non era soggetta a prescrizioni eccessivamente rigide ma progressivamente alcuni iniziarono ad essere chiusi, mentre quelli rimasti aperti vennero controllati con barriere e filo spinato ed i residenti poterono uscire solo per motivi di lavoro e scortati da guardie polacche ed ucraine; la segregazione peggiorò ulteriormente nell'agosto del 1940 quando iniziarono i lavori di costruzione del muro che circondò completamente il ghetto. I lavori ebbero termine il 16 novembre e le disposizioni del governatore di Varsavia consentirono di aprire il fuoco sugli ebrei che si avvicinavano troppo e, poiché il muro tagliava cortili ed isolati, lo spazio fu ulteriormente ristretto, murando gli ingressi dei palazzi e delle finestre che davano sull'esterno. 





 
Rientrate nel pomeriggio, ci siamo preparate al momento importante del soggiorno polacco: la presentazione dei nostri lavori, il racconto dell’avventura poetica, gli incontri.

Cataloghi
Ci ha introdotte alla serata il professor Mikolaeski, ex direttore del Centro di Cultura polacco a Roma, figura di grande spicco intellettuale, amico di Wislawa Szymborska e grande conoscitore dello spessore culturale della sua produzione.
Paola Ciccolella, direttrice del Centro Italiano di Cultura a Varsavia e Mario Vecchione, vice direttore, ci hanno fatto gli onori di casa, ed io mi sono cimentata in un racconto del nostro Collettivo.

La direttrice dell'istituto di cultura Paola Ciccolella

Presentazione introduttiva di  Mikolaeski
Parlavo di noi con l'aiuto del traduttore

Mario Vecchione vice direttore (con la barba)


Terminata la parte ufficiale della serata, è stata d’obbligo quella dei ringraziamenti e dei saluti, innaffiati da giri di vodka polacca (buona!) e da una cena a base dei famosi piroghi, in un ristorantino in legno, davvero bello, in mezzo alla neve.






Da Wikipedia: la città attualmente è servita dall'Aeroporto di Varsavia-Chopin, che si trova nel quartiere di Włochy. È il maggior aeroporto internazionale della Polonia e gestisce un traffico di quasi 10 milioni di passeggeri annui.

Alle 8 del mattino successivo, con Cristina siamo ripartite, svelte svelte volando da Varsavia a Parigi, e da Parigi a Bologna, per poi biforcarci via treno ognuna nelle proprie città.

Un’esperienza speciale, per l’emozione di essere ospitate e accolte con piacere a mostrare il nostro lavoro, per l’organizzazione perpetrata da noi con fiducia, per il viaggio, sempre una scoperta, per l’amicizia, da approfondire e saldare ogni volta che si può, per la crescita personale, professionale, umana, …per il freddo: mai le mie mani, sempre fredde, avevano provato l’ebbrezza di non sapere più di esistere attaccate al braccio, e per la vodka! Na zdrowie!


La Robi e la Cri
17 - 20 marzo 2013