"Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, così
percossa, attonita" ( puntini, puntini)
Memorizzare questo era estenuante, pomeriggi a sbattere la testa contro
il libro, mentre la barbie mi chiamava pregandomi di cambiarle l' abito, e la
corda dai manici rossi mi ricordava che il record stabilito il giorno prima era
da migliorare, solo 100 salti consecutivi? Scarsina la bimbetta.
Ma il ricordo peggiore è: La
spigolatrice di Sapri di Luigi Mercantini!
Il 5 maggio di Manzoni a confronto era una passeggiata a piedi nudi nel
parco.
"Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti! Me ne andavo al
mattino a spigolare, quando ho visto una barca in mezzo al mare: era una barca
che andava a vapore"(puntini puntini)
Alla seconda strofa, stramazzavo e pensavo a come potevo cambiare la mia
sorte, sicuramente impietosa, il giorno dopo a scuola… La mia mente inanellava
una serie di scuse assurde, Carducci, mi costrinse a dire che mi era nata una
sorellina, in realtà era nata mia cugina, per cui non era proprio una bugia con
la B maiuscola, se poi io le volevo bene come fosse stata una sorella non mi si
poteva di certo biasimare o rimproverare.
La maestra Italia, prese fra le dita i due lembi rossi bavucchiati e
mentre li ricomponeva in fiocco, guardandomi negli occhi mi disse che avrebbe
chiamato casa per congratularsi, anche se aveva incontrato mia mamma e non le
sembrava aspettasse un bambino.
Fortunatamente un pomeriggio con Ungaretti mi ruppi un braccio, e andai
a scuola con il gesso. La maestra controllò minuziosamente il mio arto, ed ero
felice perché si ruppe il destro.
Era usanza all’ora della merenda donare un po' della propria, a chi si
faceva male, come nel mio caso, oppure a chi era triste, di solito si era
tristi quando volavano in cielo i nonni o i criceti.
Mangiavo beatamente, patatine fritte, che a casa mia erano severamente
vietate, soprattutto come merenda alle 10 del mattino, e la mia sana banana o
il sanissimo panino con la marmellata, venivano donati con slancio altruistico,
mentre mi facevo firmare il gesso dai miei compagni di classe con aria
soddisfatta di chi ha vinto.
Il problema del braccio però è
che servì , come scusa intendo,solo il giorno dopo l’incidente. (Cioè incidente
stavo scappando da un ragazzino che mi tirava con la fionda ricci di castagne
selvatiche, per riconquistarsi la capannina ma questa è un'altra storia)
Poi imparai a scrivere con la sinistra, arrivai alla triste conclusione
che per le poesie mi sarei dovuta
rompere la testa con una grave perdita di memoria.
La spigolatrice di Sapri, ormai senza più scuse, mi costrinse a mettermi
sul ballatoio delle scale con la finestra aperta ( a casa non potevo ,mia madre
mi avrebbe sicuramente scoperta in compenso mi scoprì la vicina che saliva con
la spesa ) a respirare a pieni polmoni aria gelida invernale, senza maglione in
maniche di camicia sperando in un febbrone da cavallo per il giorno dopo, in
posizione di benedizione papale e con un braccio ingessato ma non funzionò. La
studiai.
La mattina dopo, cominciai a ripeterla mentre facevo colazione, mi
spazzolavo i denti, mi mettevo il cappotto la sciarpa le scarpe, mentre
chiudevo a chiave la porta di casa, a voce alta nello scendere i 3 piani di
scale, così per rompere le balle ai vicini, lungo la strada e aspettando il
suono della campanella.
La ripetei per prima, per paura di scordarmi qualche cosa con il passare
del tempo, la maestra incredula avrà sicuramente pensato, quando inizia la
seconda strofa mi stramazza sul pavimento, e invece no, la recitai anche con un
certo pathos.
C'era un problema secondario da non sottovalutare, queste poesie
interminabili, una volta memorizzate, si dovevano ripetere ai nonni, ai parenti
tutti, agli amici che venivano a cena, alla vicina di casa e non so a chi
altro.
Ho scelto gli Haiku, perché sono formati da tre strofe! Mi avrebbero reso la vita molto più semplice.
Yosa Buson
Cade nel buio
di un vecchio pozzo
una camelia.
di un vecchio pozzo
una camelia.
Yosa Buson
Sera autunnale
c'è gioia
anche nella solitudine
c'è gioia
anche nella solitudine
Kobayashi Issa
Un filo di fumo
disegna adesso
il primo cielo dell'anno
il primo cielo dell'anno
Nessun commento:
Posta un commento